LA' DOVE OSANO I MILONGUERI

sabato 31 ottobre 2015

Il segreto della felicità è il fattore "Hygge"

Da oltre 40 anni, la Danimarca risulta uno dei Paesi più felici del mondo. Ma qual è il segreto del successo di questo piccolo Paese del Nord Europa? La risposta si trova nella parola danese "hygge".





Il termine risale al 19° secolo e deriva dalla parola germanica "hyggja" che significa pensare o sentirsi soddisfatti. Non ci sono traduzioni esatte di questo termine. "Accogliente" potrebbe essere un tentativo di tradurre il termine ma non è sufficiente a spiegarne in modo esaustivo il concetto.


Hygge è qualcosa di tanto danese che non si può tradurre. Per provare a spiegarla, diciamo che significa creare un'atmosfera accogliente, piacevole, intima mentre si assaporano i piaceri della vita circondati dall'affetto delle persone care.






Questo concetto è considerato un fattore così determinante per la felicità che alcune università del Regno Unito e degli Stati Uniti hanno iniziato ad offrire dei corsi "hygge". Molti pensano che significhi accendere le candele, preparare buon cibo, o creare di una bella atmosfera. Ma questo è solo l'aspetto superficiale di "hygge". La verità è che è un concetto molto più profondo.






Ma quindi cos'è l'hygge? Provate a immaginare una riunione di famiglia senza "drammi". Non ci sono discussioni a proposito della politica, problemi familiari, o i bambini rompiscatole della zia Jenny. Non ci sono commenti maligni o una pesante negatività. Ognuno aiuta l'altro in modo che non sia solo una persona a fare tutto il lavoro. Nessuno si vanta spropositatamente dei propri successi, nessuno attacca nessuno, o è in concorrenza con un altro. Si tratta di una interazione equilibrata che si basa sul godimento del momento, del cibo, dello stare insieme. In breve, un rifugio dal mondo esterno.








Queste regole non scritte sul fattore "hygge" sono esattamente ciò che lo rende così speciale. Gli Antropologi americani sono stati colpiti dalle interazioni "Hyggelig" e dal fatto che nessuno cerca di prendere il centro della scena. È un momento in cui ognuno si toglie la maschera e lascia le difficoltà dietro la porta cercando di apprezzare la potenza della presenza degli altri.




Ci sono montagne di ricerche che sostengono l'importanza dei legami sociali per il benessere. I sentimenti ricevuti e donati agli altri sono il senso e lo scopo della vita. I legami sociali possono aumentare la longevità, ridurre lo stress e anche aumentare il nostro sistema immunitario.





Ecco cinque regole "hygge" che si consiglia di applicare alla propria vita.

1. Sii te stesso. Abbassa la guardia. Non cercare di dimostrare quello che non sei.

2. Dimentica le controversie. Prediligi discussioni spensierate ed equilibrate. Godi del cibo e della compagnia.

3. Pensa di essere un membro del team. Lavora insieme ai membri della famiglia o della comitiva. Aiutali a preparare la cena.

4. Guarda il fattore hygge come un rifugio dal mondo esterno. Un luogo dove tutti possono rilassarsi e aprire il proprio cuore senza giudicare ed essere giudicati, non importa quello che sta succedendo nella vostra vita. Nel bene e nel male, questo luogo è sacro e i problemi possono essere lasciati fuori.

5. Ricorda che il fattore hygge è limitato nel tempo. Fare hygge può essere difficile per un non danese. Questi sono comportamenti molto difficili da applicare, ma la ricompensa potrebbe essere enorme. È una sensazione incredibile condividere questi momenti senza scocciature con le persone che più ti piacciono.




domenica 25 ottobre 2015

Le Donne , Maestre e Complici

Le ringrazio tutte  quelle che mi hanno evitato e continuano a farlo , quelle che ho conosciuto e ironizzano con me, ed altre che avrò l opportunità di conoscere, 
Le Tanguere che con umiltà pazienza e comprensione , determinanti affinché un Tànghéro di Tanguero , aspirante Tanghista , possa aver appreso almeno in parte alcune nozioni di vita e di ballo , poi la Donna che ti affianca nella vita che inevitabilmente comprende.
mi hanno concesso e permesso , di ballare con la " Tanguera che convive in loro " ,  la vera protagonista e coreografa  del mio e del nostro abbraccio. GP

" Gli uomini guardano le donne per vederle; le donne guardano gli uomini per essere viste.” 
( MABEL NORMAD )

Talvolta era così spirituale che io, come donna, mi sentivo annientata. Altre volte invece era così selvaggio e appassionato, così pieno di desiderio, che io quasi tremavo davanti a lui. Talvolta mi trattava come un’estranea, talvolta si abbandonava a me completamente: quando lo stringevo tra le mie braccia, tutto cambiava, ed io “ abbracciavo le nuvole " 
( SØREN AABYE KIERKEGAARD )



Ogni Uomo nella sua vita incontra molte Donne , poi se sarà anche fortunato , né conoscerà una che le rappresenterà  tutte , complice del suo divenire , intelligente , scaltra ed ironica , a Lei dedico questa : 
   
Frasi di Arthur Schopenhauer

“Poiché non esistono due individui perfettamente uguali, ci sarà una sola determinata Donna che corrisponderà nel modo migliore ad un determinato Uomo. La vera passione d'amore è tanto rara quanto il caso che quei due s'incontrino.” 
ARTHUR SCHOPENHAUER


sabato 24 ottobre 2015

Fra me e Te

Fra me e te

 Il valore comunicativo della distanza tra corpi


La distanza fisica che poniamo tra noi e gli altri riflette il livello di vicinanza relazionale. Diversi fattori agiscono influenzandola. Imparare a conoscerli permette di controllarli a buon vantaggio delle nostre relazioni.



L’essere umano riconosce come confine fisico di se stesso il proprio corpo ma se osserviamo attentamente le comuni situazioni sociali noteremo come gli individui tendono a stabilire tra di loro diverse possibili distanze creando così intorno a sé un microspazio di ampiezza variabile.
La distanza fisica che poniamo tra noi e gli altri rappresenta il punto di equilibrio tra distacco e contatto, cosa accade infatti se il vostro interlocutore si avvicina troppo?

Credo che tutti abbiamo sperimentato almeno una volta la sensazione di venire invasi nel proprio spazio personale e di aver tentato di liberarci da quel senso di disagio allontanandoci.
Dal punto di vista psicologico i confini della nostra persona non sono dunque definiti dalla pelle o dai vestiti ma è come se ciascun individuo fosse avvolto da una “bolla invisibile”, che rappresenta il proprio spazio vitale, capace di contrarsi o di espandersi in base alla nostra disponibilità a relazionarci con gli altri.

Nel quotidiano accade che gli individui non scelgono consapevolmente a che distanza porsi tra di loro eppure questo comportamento non verbale ha un importante valore comunicativo poiché riflette il livello di vicinanza relazionale tra due persone.
Il modo in cui gestiamo lo spazio fisico nella comunicazione è oggetto di studio della prossemica ed è stato l’antropologo Hall a distinguere l’esistenza di quattro distanze interpersonali fondamentali.
Accade infatti che i rapporti fra partners e con i familiari più stretti si compiono nella cosiddetta “zona intima” dove la distanza va da 0 a 45 cm mentre i contatti fra amici e con i conoscenti avvengono nella “zona personale” ad una distanza che raggiungere fino i 120 cm; se si tratta invece di intrattenere relazioni formali o con persone sconosciute ci si pone ad una distanza definita “sociale” compresa tra 1,2 m e i 3 mentre i contatti tra individuo e pubblico avvengono oltre i 3 m nella zona più esterna definita “pubblica”.
Esistono diversi elementi in grado di influenzare la distanza prossemica, vediamo quali.
Quando le persone si riconoscono simili per età o per status le distanze si riducono; anche il genere sessuale influenza il livello di vicinanza infatti amici maschi interagiscono a distanze maggiori rispetto a quanto accade tra amiche; ed ancora provare attrazione per una persona porta a ridurre le distanze di interazione.

Sapere che nelle relazioni strette le distanze sono più ravvicinate può essere utile per monitorare l’andamento di un rapporto tra partner: infatti quando compaiono incomprensioni e conflitti anche le distanze fisiche aumentano!

Alcuni fattori di personalità esercitano inoltre un’influenza: gli introversi e gli ansiosi pongono una distanza maggiore tra se stessi e gli altri mentre chi ha alta autostima è più propenso a relazionarsi in modo ravvicinato.




Comprendere che avvicinarsi troppo o troppo poco potrebbe causare delle ripercussioni negative nelle nostre interazioni è fondamentale per imparare a porci ad una distanza adeguata rispetto al nostro interlocutore.


Iniziamo dunque ad osservare i segnali non verbali che l’altro ci invia durante l’interazione, questo ci aiuterà a non oltrepassare lo spazio prossemico altrui consentendoci di preservare la positività dell’incontro. ( Dott.ssa Cristina Pomi )


mercoledì 21 ottobre 2015

I Piedi : alleati indiscutibili

I nostri piedi sono di una complessita evoluta e di un importanza assoluta , come del resto tutto il nostro corpo , ma in più i piedi devono sorreggerlo , in oltre sono costretti ed adatti nel  gestire dinamiche e pesi variabili forze imprevedibili , difficilmente ci si rende conto della loro importanza , 
lo sport ma anche il ballo ci fanno scoprire a poco a poco quanto siano " strumento utile " ed importante , dobbiamo averne  cura  ascoltarli con attenzione onde evitare il decadimento o l insorgere patologie fisiche , che andrebbero  a discapito non solo della salute in generale ma nel caso specifico  del' armonia delle dinamiche del ballo e dell' abbraccio di coppia; 
infatti, il lavoro del piede trasmette a tutto il corpo un movimento riflesso  che non può essere separato nè considerato indipendente da esso.
 L' espressione artistica nel ballo  si raggiunge quando la coppia si muove in una combinazione fra l istinto musicale e la tecnica, spinti da un energia che nasce da una sensibilità nel saper ascoltare le dinamiche dei corpi abbracciati, la musicalità  ma anche e sopratutto le   " informazioni  " che provengono dai nostri Piedi " cuori pulsanti " , generatori di ritmi e movimenti armonici. G.P.





Ipotesi Fatali ed istinti innaturali

Il ritmo del tango ha due caratteristiche particolari: e’ fortemente cadenzato ed ha una melodia non uniforme che e’ piu’ spinta e meno spinta, nell'ambito di uno stesso brano: cio’ comporta una accelerazione e una decelerazione dei passi, in armonia con la musica.

Le coreografie hanno dovuto tener conto, fin dall'inizio, della particolare struttura ritmica di questo ballo. Cio’ spiega perche’ il tango si e’ subito prestato a tante interpretazioni personali e perche’, anche quando e’ stato codificato, ha dato origine a molte figure di varia lunghezza con caratteri stilistici diversificati.


 La posizione della coppia e’ nata sotto i migliori auspici: cavaliere e dama erano praticamente abbracciati strettamente, in modo tale che la dama potesse percepire i movimenti anche improvvisati del partner, i bruschi cambi di direzione e, farsi guidare senza problemi. Intuizione ed intesa erano virtu’ fondamentali. 



Non a caso, la donna del tango era chiamata seguidora: doveva saper seguire il cavaliere con leggerezza, eleganza e perizia, successivamente si scopri anche il contrario. 
Nei bordelli, le ballerine piu’ ricercate non erano le donne piu’ belle o piu’ sexy; ma quelle che meglio sapevano "accogliersi nell'abbraccio" . 




la vera sensualita’ di questo ballo consisteva, non tanto negli abbracci e negli intrecci delle gambe, come i benpensanti credevano; ma nella intesa immediata, nella complicita’ totale e maliziosa, intuitiva ed istintiva, che nel silenzio si stabiliva fra i partners: una specie di intimita’ senza parole, una compenetrazione molto piu’ profonda del semplice contatto fisico. Capitava di notare un uomo e una donna, mai vistisi prima, che riuscivano a formare una coppia perfetta di ballerini gia’ alla prima Tanda , pur nella mutevolezza delle figure e dei tempi. 




Nelle piu’ spericolate coreografie, trionfavano improvvisatori dalla guida decisa e femmine che apparivano fatali, volitive, aggressive... ed erano docilissime nel ballo. Per dirla con Marlon Giuri e Simona Griggio, "il tango non codificava i modi del corteggiamento, ma un'ambigua e contraddittoria volonta’ di possesso". ( Emmedance) 











lunedì 19 ottobre 2015

Intelligenza Musicale , percezione della melodia armonia e tempo

YouTube Joaquín Amenábar workshop musicalità

Intelligenza musicale

DEFINIZIONE: normalmente è localizzata nell’emisfero destro del cervello, ma le persone con cultura musicale elaborano la melodia in quello sinistro. È la capacità di riconoscere l’altezza dei suoni, le costruzioni armoniche e contrappuntistiche. Chi ne è dotato solitamente ha uno spiccato talento per l’uso di uno o più strumenti musicali, o per la modulazione canora della propria voce.
Il cervello di un danzatore viene costantemente stimolato da musica, suoni e ritmi. Spesso la formazione tecnica del ballerino non viene supportata da un’altrettanto valida formazione sulla musica e i suoi principi, tuttavia lo studente di danza trae anche inconsciamente un grande beneficio dalla costante stimolazione musicale.
Un ballerino sviluppa infatti l’abitudine a percepire non solo la melodia, ma anche i diversi ritmi e trasformare quello che sente in movimento, con delle qualità e delle dinamiche precise e riconoscibili. Affinando questa percezione ed elaborazione più o meno spontanea si arriva ad ottenere un movimento che sia una vera e propria trasposizione visiva dello stimolo sonoro, riconoscibile ed emozionante. ( Ecnadance ) 




PER CHI ANCORA , DA VERO EROE NON SI È ADDORMENTATO : 


Il discorso musicale si articola su tre elementi fondamentali: Melodia, Armonia, Ritmo. La Melodia è l’idea musicale, il tema, il motivo della canzonetta, quello che si canticchia quando ci rimane particolarmente impresso nella memoria. L’Armonia è la combinazione delle note che accompagnano e circondano il tema, secondo regole che, nel caso dello stile tradizionale (tonale), hanno precisione matematica. Il Ritmo è la veste temporale attraverso la quale si sviluppa il discorso, essenzialmente riassumibile in velocità, misura e metro; chi ha seguito studi classici ricorderà i metri greci storici, Dattilo, Spondeo, Trocheo e cosí via, individuati dalla quantità e posizione di “brevi” e “lunghe”. Praticamente senza limite è la possibilità di combinazioni tra i tre elementi in esame. 
La Melodia deriva evidentemente dalla ricchezza inventiva dell’autore, con tutte le innumerevoli sfumature possibili: ci limitiamo pertanto alle due categorie fondamentali di “maschile”, cioè decisa, vigorosa, o “femminile”, delicata, leggiadra. Esempio del primo caso la Marcia Trionfale dall’Aida di Verdi; del secondo il Lied di Schumann Die Lotus Blume
Per quanto attiene al secondo elemento, l’Armonia, è qui sufficiente sottolineare la differenza tra modo “maggiore” e “minore” e tra accordi consonanti e dissonanti. Il modo maggiore ha generalmente un carattere vigoroso e deciso, quello minore delicato ed introverso: magnifico esempio del primo caso la Sinfonia da La Gazza Ladra di Rossini, addirittura esuberante; del secondo il Notturno in Mi bemolle di Chopin, malinconico e dolente. Gli accordi consonanti hanno un carattere di stabilità, mentre i dissonanti, al contrario, sono fortemente instabili e si “risolvono” necessariamente sui primi. Si torni in proposito ad ascoltare l’inizio della 1a Sinfonia di Beethoven, costruito su accordi dissonanti alternati ai rispettivi consonanti, e si cerchi di percepire la tensione tra i primi e i secondi. 
Relativamente alle tre categorie che costituiscono la sostanza del terzo elemento, il Ritmo, e cioè velocità, misura e metro, cominciamo con l’identificare brani veloci e brani lenti. Esempio del primo caso l’Ouverture da Le Nozze di Figaro di Mozart, del secondo il celebre adagio dalla Sonata Al chiaro di luna di Beethoven. Quanto alla misura, rileviamo quella in 3, tipica del waltzer, e quella in 4, la piú frequente, presente per esempio nella maggior parte delle canzoni e nel nostro inno nazionale. Infine, soffermandoci sul metro, evidenziamo la differenza tra i ritmi normali e quelli sincopati, cosí caratteristici della musica americana del ’900: valga per tutti il Concerto in Fa di Gershwin. 
Dobbiamo ora chiederci perché il discorso musicale si articola proprio su questi tre elementi. Se esaminiamo il primo, la Melodia, ci accorgiamo che essa rappresenta il pensiero musicale, determinante la struttura del discorso. Anzi, riconosciamo che una melodia tanto piú è attraente quanto inconfondibile tra tante, come una irripetibile idea geniale: siamo dunque nella sfera del pensare. Relativamente all’Armonia, l’“atmosfera” che circonda la melodia, non è difficile riconoscere che la descritta alternanza delle due modalità polari, nonché la tensione esistente fra accordi consonanti e dissonanti, è molto affine al mondo dei sentimenti: ci troviamo nell’ambito del sentire. Quanto all’ultimo elemento, il Ritmo, proprio sperimentando la differenza di velocità, la particolare vitalità della misura in 3 e di quella in 4, il potente effetto di sospensione dei brani sincopati, ci accorgiamo che i fenomeni coinvolti sono molto affini alla varietà delle modalità d’esecuzione delle nostre motivazioni. Siamo qui nell’area del volere.
Se ora ricolleghiamo quanto precede con il riconoscimento convinto, nonché scientificamente accertato, che l’attività interiore dell’uomo si articola ed esaurisce in pensare, sentire e volere, appare evidente che anche sotto questo profilo d’indagine la Musica manifesta la sua natura antropomorfica ( larchetipo.com ) 

domenica 18 ottobre 2015

E...Se lo dice la scienza : Fanculo lo stile Milonghero ?!?!

Ballare male e sudare bene: ecco la ricetta per fare sesso

Secondo una ricerca di due studiosi britannici le donne sarebbero attratte da chi in discoteca si dimena con ampi gesti e da chi genera odori che stimolano alcuni recettori femminili in grado di «analizzare» il corredo genetico e le difese immunitaria 
i due psicologi analizzano infine il modo di ballare e l'odore di un uomo. A quanto pare, chi sulla pista da ballo fa movimenti ampi non finisce col creare il vuoto intorno a sè, anzi: secondo una recente ricerca, le donne sono più attratte da chi senza imbarazzo allarga le braccia e stende le gambe, segnalando simbolicamente il proprio controllo sullo spazio circostante. Più complesso invece il meccanismo che rende attraente il sudore di un uomo. Le donne sarebbero infatti in grado di sentire, specie nei giorni in cui sono più fertili, di quali geni in grado di combattere virus e batteri è dotato un uomo. Più la composizione di questi geni, chiamata Mch, è diversa da quella della donna, più questa sarà attratta dall'odore dell'uomo, considerandolo più adatto a mettere in cantiere insieme bambini con un forte sistema immunitario. Le donne con geni simili al partner tenderebbero ad avere più fantasie sessuali su altri uomini e, di conseguenza, a tradire di più. ( il giornale.it ) 

venerdì 16 ottobre 2015

Tango : ErotiTango

UN AFRODISIACO PER LA COPPIA
Il tango argentino esalta gli archetipi del maschile e del femminile, di cui l’inconscio sente uno struggente bisogno.
Sulle note di una dolce melodia o di un tango appassionante, si rivive quel bisogno antico che la società moderna ha spazzato via in nome di una non differenza uomo donna, che spesso diventa violenza psicologica.
La precisa connotazione dei ruoli e delle differenze uomo donna, evidente anche nell’abbigliamento, specie quello femminile, favorisce dunque la produzione di testosterone nell’uomo e di ossitocina nella donna che, oltre a dare un grande senso di benessere ed abbassare il livello di stress individuale, riequilibra le dinamiche e riduce le crisi di coppia.
L’abbraccio è una forma di accoglienza totale e di affidamento all’altro nei tre minuti del ballo.
Quando i due partner di ballo sono una coppia, il contatto è più intenso ed il gioco che si origina può avere risvolti terapeutici fantastici e quasi immediatamente risolutivi di problemi di coppia. La profonda comunicazione non-verbale, intra e inter personale, molto più potente ed arcaica di quella verbale, è un terapeuta formidabile. Il contatto fisico dei due metri quadrati di pelle di cui disponiamo, il contatto oculare fermo e penetrante, l’abbraccio, la sensazione psicologica di appagamento reciproco, la sensazione di coppia di complicità, i leggeri contatti, come carezze, portano nuova linfa ai sentimenti sopiti. Il corteggiamento, la sensualità ed il gioco, producono beta-endorfine, i nostri oppiacei naturali, che ci danno benessere. L’avvicinamento, la prossimità, il contatto, le tenerezze, stimolano in entrambi i partner la produzione di ossitocina, quell’ormone che si produce di più nelle fasi iniziali di un rapporto e che rafforzano il legame reciproco e la fedeltà coniugale.
Quando una coppia balla bene, si ha l’impressione che si tratti di un solo corpo che fluttua nell’aria. E’ come un’anima completa, autosufficiente.
“Ci vuole tanta forza nel condurre,
quanta ce ne vuole nel lasciarsi condurre…”.  ( Psicolab ) 

Tango : Illusione o allucinogeno !?!?

BENEFICI INDIVIDUALI
Nel tango argentino come in tanti altri balli di coppia è l’uomo che conduce mostrando la sua abilità e la donna che segue e fa le figure mostrandosi in tutta la sua bellezza.
Non c’è chi è più importante dell’altro bisogna essere fieri di sé anche nella postura e non accettare prevaricazioni dall’altro.
L’uomo conduce, la donna si lascia condurre e ci vuole tanta forza nel condurre, quanta ce ne vuole nel lasciarsi condurre.
Nel tango argentino, così come nell’amore, affinché si mantenga l’equilibrio ed il risultato del ballo sia meraviglioso è necessario che tanto l’uomo quanto la donna restino saldi sui lori assi altrimenti si cade. In termini metaforici ciò significa che tanto l’uomo quanto la donna siano saldi nei loro ruoli.
L’uomo guida, ha la responsabilità di portare la dama in giro per la sala, facendola divertire, stare bene e, allo stesso tempo, di proteggerla e di controllare che ciò la circonda non le sia di ostacolo o di rischio.
La dama segue, ascolta il corpo del compagno, non anticipa i suoi gesti, non lo rimprovera, nè lo indirizza. Ella deve essere ricettiva, pronta, amabile, passionale, intensa, leggera ma non passiva…. L’uomo dipinge lei è il capolavoro.
L’uomo prova una profonda e piacevole sensazione di abilità, di capacità, di orgoglio, di apprezzamento sociale e di coppia, che gli inducono aumento del testosterone.
La donna, si sente bella, si sente amata e protetta e questo le fa produrre ossitocina.
( Psicolab ) 




Tango : alterazione della Psiche

Le percussioni medio-basse del tango, oltre ad attivare all’unisono tutti i centri che regolano la coordinazione motoria e quelle che regolano le emozioni e la memoria, hanno un effetto rilassante, antistress e nel contempo endorfinizzante. Il tango possiede un forte potere anti-depressivo ed euforizzante, migliora il benessere psicofisico, porta un’ondata di buonumore a qualunque età, fa sentire bene e aiuta a dormire meglio…
Diversi studi hanno dimostrato l’atrofia di alcune aree cerebrali, in caso di depressione e di stress. Gli stimoli derivanti dal movimento e dalle sensazioni emotive risvegliate dal ballo del tango, limitano quel deterioramento grazie alla produzione di fattori di crescita e rigenerazione neuronale…..
Il tango argentino, nel particolare, poiché è di grande semplicità e si può ballare anche solo con una semplice camminata, cadenzata sul ritmo della musica, fino ad arrivare alle pittoriche figure, è creatività allo stato puro, che attiva la plasticità del cervello, mantenendolo giovane, e da vigore alla psiche, permettendole libero sfogo.
Il tango favorisce, la conoscenza interiore, tramite il proprio corpo in movimento, e la propria consapevolezza emotiva.
Il tango ha un forte valore terapeutico, aiuta ad accrescere l’autostima e la consapevolezza di sé nel mondo delle relazioni.
Grazie all’eliminazione di condizionamenti, fobie ed inibizioni, i movimenti, i gesti, la postura e l’equilibrio psichico nel quotidiano si fanno più naturali, spontanei e liberi. Frequentemente si può assistere all’evolversi positivo di fastidiosi dolori muscolari o alla colonna vertebrale.
Il ballo in generale, ed il tango in particolare, è indicato sia in situazioni di difficoltà personali, relazionali, di coppia, nonché in caso di problemi psicosomatici…..
- Malattie psicosomatiche, specie quelle che attaccano i sistemi più arcaici dell’organismo correlati alle emozioni, quali le affezioni della cute, dell’apparato gastrointestinale e respiratorio
- Stati d’ansia
- Fobia sociale e insicurezza (ballare significa mostrarsi)
- Disturbo da panico e relative condotte fobico-evitanti (parlare in pubblico, essere osservati, paura degli spazi chiusi, paura delle moltitudini e paura dell’intimità con un’altra persona)…..
- Difficoltà nel rapportarsi (bene) al proprio corpo, per esempio: donne operate di tumore al seno, persone con esiti di traumi da incidenti/infortuni, con problemi d’obesità, disturbi ossessivi e compulsivi come bulimie o anoressie)
( Psicolab) 


TangoFunzione, Psicomotricità

Nel tango così come nell’amore per non cadere è necessario che tanto l’uomo quanto la donna, restino saldi sui lori assi”
Ballare, ovvero muoverci ritmicamente a tempo di musica è geneticamente insito in ciascuno di noi. Lo facciamo naturalmente e spontaneamente da bambini, ma purtroppo, con la crescita e tutte le sue fobie, ne perdiamo il privilegio.
Il ballo è un toccasana per il corpo e la mente a qualunque età ed è addirittura un efficace strumento anti-invecchiamento.
I ricercatori della prestigiosa McGill University di Montreal (Canada), hanno dimostrato che il tango migliora le funzioni cognitive nella terza età.
Esso, infatti, aiuta a mantenere in salute la funzione motoria, quella cognitiva (cerebrale), quella psicologica ed a proteggere la mobilità articolare.
Nel corso dei tre minuti di durata di un tango l’abbraccio mette in gioco modificazioni neurali che arrivano a cambiare la struttura fisica del cervello…
Il ballo migliora il tono muscolare e contribuisce a conservare la densità delle ossa, allena la prontezza di riflessi, nonché la velocità e la precisione del cervello a rispondere a stimoli esterni inattesi.
( Psicolab ) 


mercoledì 14 ottobre 2015

POCAS PALABRAS* Tanturi/Castillo



Blood Tango






Sangue e bordelli: Jorge Luis Borges e il mito del tango


Vale la pena spendere due parole sulla nascita del tango. Il suo è un cammino tortuoso, figlio dell’intreccio di culture. Un linguaggio universale, in grado di stendere un ponte tra Argentina ed Europa. Le sue origini risalgono alla metà dell’800, nei sobborghi di Buenos Aires (le cosiddette “arrabal”). Com’era la città in quegli anni? È lo stesso Borges a raccontarlo, pescando tra i ricordi della madre e di alcuni testimoni oculari: «La città era divisa in isolati, tutte le case erano basse e avevano lo stesso schema, come quello della casa dove sono nato: due finestre con sbarre di ferro che corrispondevano alla sala, la porta principale con il battente, l'ingresso, due cortili, il primo con un pozzo e una tartaruga nel fondo affinché purificasse l'acqua e il secondo con una vite. Questa era Buenos Aires».

Il tango delle origini risentiva degli influssi della musica africana e della milonga, l’antica musica degli immigrati spagnoli. La lingua del tango (che non era solo ballo: era anche musica e poesia) era il lunfardo, la lingua degli immigrati, molti dei quali erano italiani. Il lunfardo nasceva da uno slang adoperato nelle carceri dai prigionieri, i quali, per non farsi comprendere dalle guardie, invertivano le sillabe delle parole ("tango" è dunque "gotán"). A dare i natali al tango furono quegli stessi luoghi in cui, qualche anno dopo, negli USA sarebbe nato il jazz: i bordelli (le "casas malas"). Dimenticate, insomma, il romanticismo e il languore a cui viene abitualmente associato dagli anni ’30, quando il tango divenne un genere popolare in Europa. Prima di trasformarsi da «orgiastica diavoleria» in «un modo di camminare», il tango raccontava storie di coltello. Soprattutto, era l’espressione di una cultura macho, al punto tale da essere un genere prettamente maschile: «Veniva ballato nelle strade dai soli uomini – spiega Borges – perché le donne non volevano compromettersi in un ballo da puttane».